Blog di approfondimenti e curiosità
La magia della resilienza umana durante una pandemia
Dall’inverno del 2020 fino ad oggi, l’Italia e tutti i paesi del mondo intero si sono trovati ad affrontare una sfida: il violento cambiamento dovuto all’epidemia Covid-19 o Coronavirus ed i suoi molteplici e sfaccettati effetti sulla popolazione. Collettività, gruppi e persone da ogni parte della sfera terrestre stanno vivendo graduali, costanti ed inarrestabili mutamenti dovuti al Coronavirus, che continuano ad incidere pesantemente su tutti gli ambiti dell’umanità. Rispetto alle previsioni di qualche anno fa, l’aspetto più sorprendente e inatteso che l’essere umano si trova a vivere in uno stato d’animo di continua incertezza, un senso di sospensione, una silente tensione verso un futuro nebuloso, relativamente all’evoluzione del Covid e alle sue complesse ed eterogenee conseguenze sulla società e sui singoli individui.
Ogni mese e ogni stagione che si è susseguita dopo l’inizio della diffusione del virus è stata costellata da elementi e situazioni differenti, talvolta inattesi o altre volte previsti, come ad esempio i periodi di maggiore o minore libertà individuale rispetto alle restrizioni vigenti o i momenti di massima diffusione del virus. Durante questi due anni ogni singolo individuo ha probabilmente vissuto eventi particolari ed esperienze differenti e ha percepito sensazioni ed emozioni diversificate e uniche. Dal punto di vista psicologico e neuropsicologico ogni persona, anche rispetto al fenomeno epidemico, ha un vissuto psichico unico e a sé stante rispetto agli altri individui e possiede un sistema percettivo-reattivo personale, costruito nel tempo, con sue proprie cognizioni, pensieri, percezioni, sensazioni e reazioni comportamentali.
Un aspetto importantissimo che invece accomuna tutti gli esseri umani è la “resilienza” definita come il processo di adattarsi bene di fronte ad eventi avversi, traumatici, minacciosi o situazioni fortemente stressanti. Leggendo testi di professionisti sanitari, a contatto col Covid, e di persone che hanno subito, a causa del virus, danni fisiopatologici, psicologici, sociali, familiari o economici, è impossibile non accorgersi di quanta straordinaria forza abbiano avuto gli esseri umani durante questa emergenza psicosociale. Accanto a emozioni sgradevoli e momentanee, la resilienza permette di continuare a percepire ed esprimere reazioni emotive piacevoli e un vissuto globale di benessere.
Inoltre ciò che cambia nella mente umana sottoposta a stress ed avversità, come quelle dovute all’epidemia, è che, dopo un certo periodo di tempo, si può riflettere su quanto si è stati forti in quelle circostanze difficili. Ogni persona potrà accorgersi naturalmente, attraverso profonde riflessioni o grazie al coaching o alla psicoterapia, di come si sia trovata in questo importante periodo storico ad utilizzare, per necessità o urgenza, tutte le proprie risorse psicofisiche, energetiche, emozionali e relazionali, che sono diverse per ognuno ma sempre meravigliosamente disponibili in tutti gli esseri umani.
(Dichiaro espressamente che tutti i diritti dell'articolo sono riservati)
Dall’inverno del 2020 fino ad oggi, l’Italia e tutti i paesi del mondo intero si sono trovati ad affrontare una sfida: il violento cambiamento dovuto all’epidemia Covid-19 o Coronavirus ed i suoi molteplici e sfaccettati effetti sulla popolazione. Collettività, gruppi e persone da ogni parte della sfera terrestre stanno vivendo graduali, costanti ed inarrestabili mutamenti dovuti al Coronavirus, che continuano ad incidere pesantemente su tutti gli ambiti dell’umanità. Rispetto alle previsioni di qualche anno fa, l’aspetto più sorprendente e inatteso che l’essere umano si trova a vivere in uno stato d’animo di continua incertezza, un senso di sospensione, una silente tensione verso un futuro nebuloso, relativamente all’evoluzione del Covid e alle sue complesse ed eterogenee conseguenze sulla società e sui singoli individui.
Ogni mese e ogni stagione che si è susseguita dopo l’inizio della diffusione del virus è stata costellata da elementi e situazioni differenti, talvolta inattesi o altre volte previsti, come ad esempio i periodi di maggiore o minore libertà individuale rispetto alle restrizioni vigenti o i momenti di massima diffusione del virus. Durante questi due anni ogni singolo individuo ha probabilmente vissuto eventi particolari ed esperienze differenti e ha percepito sensazioni ed emozioni diversificate e uniche. Dal punto di vista psicologico e neuropsicologico ogni persona, anche rispetto al fenomeno epidemico, ha un vissuto psichico unico e a sé stante rispetto agli altri individui e possiede un sistema percettivo-reattivo personale, costruito nel tempo, con sue proprie cognizioni, pensieri, percezioni, sensazioni e reazioni comportamentali.
Un aspetto importantissimo che invece accomuna tutti gli esseri umani è la “resilienza” definita come il processo di adattarsi bene di fronte ad eventi avversi, traumatici, minacciosi o situazioni fortemente stressanti. Leggendo testi di professionisti sanitari, a contatto col Covid, e di persone che hanno subito, a causa del virus, danni fisiopatologici, psicologici, sociali, familiari o economici, è impossibile non accorgersi di quanta straordinaria forza abbiano avuto gli esseri umani durante questa emergenza psicosociale. Accanto a emozioni sgradevoli e momentanee, la resilienza permette di continuare a percepire ed esprimere reazioni emotive piacevoli e un vissuto globale di benessere.
Inoltre ciò che cambia nella mente umana sottoposta a stress ed avversità, come quelle dovute all’epidemia, è che, dopo un certo periodo di tempo, si può riflettere su quanto si è stati forti in quelle circostanze difficili. Ogni persona potrà accorgersi naturalmente, attraverso profonde riflessioni o grazie al coaching o alla psicoterapia, di come si sia trovata in questo importante periodo storico ad utilizzare, per necessità o urgenza, tutte le proprie risorse psicofisiche, energetiche, emozionali e relazionali, che sono diverse per ognuno ma sempre meravigliosamente disponibili in tutti gli esseri umani.
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Training Autogeno e benessere psichico
Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento psicofisiologico, utilizzata per gestire al meglio stress, ansia, emozioni, per recuperare energie e in disturbi psicosomatici. Questa tecnica può essere appresa e successivamente utilizzata durante qualsiasi fase della vita e messa in atto all'occorrenza seguendo specifici obiettivi prescelti. Ideato da J.H. Schultz, psicoterapeuta tedesco, il Training Autogeno trae origine dall'unione di tecniche di suggestione, meditazione orientale e Yoga. La parola "Training", cioè "allenamento”, indica l' apprendimento progressivo di sei esercizi studiati per attivare gradualmente un piacevole rilassamento tramite modifiche del tono muscolare, della funzionalità vascolare, dell’attività cardiaca e polmonare, dell’equilibrio neurovegetativo e dello stato di coscienza. "Autogeno" si riferisce al fatto che il rilassamento è autoindotto, l’individuo prima lo apprende e dopo lo pratica da sé. Il Training autogeno è utilissimo nei problemi di ansia, insonnia, emicrania, asma, ipertensione e psicosomatici; inoltre favorisce recupero e riattivazione delle energie e migliora sia la concentrazione, aumentando le prestazioni nello studio e a lavoro, che l'equilibrio psicofisico globale.
(Dichiaro espressamente che tutti i diritti dell'articolo sono riservati)
Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento psicofisiologico, utilizzata per gestire al meglio stress, ansia, emozioni, per recuperare energie e in disturbi psicosomatici. Questa tecnica può essere appresa e successivamente utilizzata durante qualsiasi fase della vita e messa in atto all'occorrenza seguendo specifici obiettivi prescelti. Ideato da J.H. Schultz, psicoterapeuta tedesco, il Training Autogeno trae origine dall'unione di tecniche di suggestione, meditazione orientale e Yoga. La parola "Training", cioè "allenamento”, indica l' apprendimento progressivo di sei esercizi studiati per attivare gradualmente un piacevole rilassamento tramite modifiche del tono muscolare, della funzionalità vascolare, dell’attività cardiaca e polmonare, dell’equilibrio neurovegetativo e dello stato di coscienza. "Autogeno" si riferisce al fatto che il rilassamento è autoindotto, l’individuo prima lo apprende e dopo lo pratica da sé. Il Training autogeno è utilissimo nei problemi di ansia, insonnia, emicrania, asma, ipertensione e psicosomatici; inoltre favorisce recupero e riattivazione delle energie e migliora sia la concentrazione, aumentando le prestazioni nello studio e a lavoro, che l'equilibrio psicofisico globale.
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L'agorafobia: la mente che si intrappola
I disturbi d’ansia sono oggi considerati una tipologia di disturbi psicologici molto diffusa. Secondo i dati ISTAT il 4% della popolazione italiana, cioè circa 2 milioni e mezzo di persone, soprattutto le donne, soffre di ansia, attacchi di panico e agorafobia. Attualmente essi vengono suddivisi nelle seguenti tipologie: Disturbo d’ansia da separazione, Mutismo selettivo, Fobia Specifica, Disturbo d’ansia sociale, Disturbo di panico, Agorafobia, Disturbo d’ansia generalizzato, Disturbo d’ansia dovuto ad altra condizione medica, Disturbo d’ansia dovuto a sostanze o farmaci. L’agorafobia, dal greco “αγορά” (piazza) e “φοβία” (paura) cioè “paura della piazza” è quel disagio psicologico che si manifesta con la paura di stare in alcuni luoghi specifici, come ad esempio centri commerciali, supermercati, grandi piazze, posti affollati, oppure con la paura di lasciare casa, di rimanere soli per strada, di viaggiare con i mezzi di trasporto, come treno, aereo, nave, automobile o autobus. La persona che soffre di agorafobia vive sensazioni miste di ansia, paura ed evitamento. Un vero disturbo agorafobico però è presente quando i sintomi sono vissuti dalla persona per almeno un minimo di sei mesi; ciò quindi esclude tutti quei casi di difficoltà di breve durata o temporanea.
I sintomi dell’agorafobia sono i seguenti: -presenza di alti livelli di paura o ansia insorti in almeno due delle cinque seguenti situazioni: uso dei trasporti pubblici (es. automobili, aerei, navi, treni), stare in spazi aperti (parcheggio o mercati), trovarsi in spazi chiusi (negozi e ascensori), trovarsi fuori casa da soli, trovarsi tra la folla o aspettare in fila; -forte paura o ansia durante situazioni “agorafobiche”, e pensieri terribili collegati a tale paura; -paura o evitamento delle situazioni provocate da pensieri sull’impossibilità di trovare vie di fuga o soccorso, o pensieri relativi ai sintomi imbarazzanti o invalidanti mostrati dalla persona; -ansia o evitamento fobico non collegati ad altri problemi psicologici o di tipo medico. L'agorafobia è un problema che può essere risolto grazie a un percorso di psicoterapia. Secondo numerose ricerche scientifiche la psicoterapia strategica è uno degli interventi più efficaci e adatti a risolvere il disturbo in breve tempo.
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I disturbi d’ansia sono oggi considerati una tipologia di disturbi psicologici molto diffusa. Secondo i dati ISTAT il 4% della popolazione italiana, cioè circa 2 milioni e mezzo di persone, soprattutto le donne, soffre di ansia, attacchi di panico e agorafobia. Attualmente essi vengono suddivisi nelle seguenti tipologie: Disturbo d’ansia da separazione, Mutismo selettivo, Fobia Specifica, Disturbo d’ansia sociale, Disturbo di panico, Agorafobia, Disturbo d’ansia generalizzato, Disturbo d’ansia dovuto ad altra condizione medica, Disturbo d’ansia dovuto a sostanze o farmaci. L’agorafobia, dal greco “αγορά” (piazza) e “φοβία” (paura) cioè “paura della piazza” è quel disagio psicologico che si manifesta con la paura di stare in alcuni luoghi specifici, come ad esempio centri commerciali, supermercati, grandi piazze, posti affollati, oppure con la paura di lasciare casa, di rimanere soli per strada, di viaggiare con i mezzi di trasporto, come treno, aereo, nave, automobile o autobus. La persona che soffre di agorafobia vive sensazioni miste di ansia, paura ed evitamento. Un vero disturbo agorafobico però è presente quando i sintomi sono vissuti dalla persona per almeno un minimo di sei mesi; ciò quindi esclude tutti quei casi di difficoltà di breve durata o temporanea.
I sintomi dell’agorafobia sono i seguenti: -presenza di alti livelli di paura o ansia insorti in almeno due delle cinque seguenti situazioni: uso dei trasporti pubblici (es. automobili, aerei, navi, treni), stare in spazi aperti (parcheggio o mercati), trovarsi in spazi chiusi (negozi e ascensori), trovarsi fuori casa da soli, trovarsi tra la folla o aspettare in fila; -forte paura o ansia durante situazioni “agorafobiche”, e pensieri terribili collegati a tale paura; -paura o evitamento delle situazioni provocate da pensieri sull’impossibilità di trovare vie di fuga o soccorso, o pensieri relativi ai sintomi imbarazzanti o invalidanti mostrati dalla persona; -ansia o evitamento fobico non collegati ad altri problemi psicologici o di tipo medico. L'agorafobia è un problema che può essere risolto grazie a un percorso di psicoterapia. Secondo numerose ricerche scientifiche la psicoterapia strategica è uno degli interventi più efficaci e adatti a risolvere il disturbo in breve tempo.
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L'aggressività in adolescenza
L'adolescenza è una fase dello sviluppo di marcata complessità durante la quale i molteplici cambiamenti rompono l’equilibrio individuale e il contatto con la realtà percepita nel rapporto con se stessi, gli altri ed il mondo. Oggi nei contesti scolastici spesso si manifestano dei comportamenti messi in atto dal singolo o dal gruppo con il tentativo di prevaricare e dominare qualcuno. Tali comportamenti aggressivi sono caratterizzati da un tipo d’azione che mira deliberatamente a far male o a danneggiare; spesso sono persistenti, possono durare settimane, mesi o anni, e rendere incapaci di difendersi coloro che ne sono vittime. La relazione tra coetanei nel contesto scolastico risulta rilevante per lo sviluppo sociale, cognitivo e affettivo. I meccanismi psicologici alla base dei comportamenti prepotenti di tipo verbale o fisico sono molteplici e correlati soprattutto alla relazione tra pari ed all’ aggressività. Il prepotente, la vittima, gli osservatori, i supporter, i difensori sono gli attori principali del fenomeno in questione. Secondo i dati Istat le prepotenze più frequenti sono attuate attraverso offese verbali come quella di insultare, dire parolacce, deridere per l’aspetto fisico o per il modo di parlare, calunniare, escludere per diversa opinione, ecc. Inoltre le offese possono essere agite fisicamente e quindi manifestarsi in aggressioni con spintoni e percosse di vari tipo. Oggi un fenomeno in continua crescita è quello relativo all’ uso di applicazioni della rete Internet, ed in particolare dei social network, per effettuare comunicazioni offensive o moleste. E' possibile lavorare sui comportamenti aggressivi e conflittuali in adolescenza sia tramite interventi di sensibilizzazione rivolti ai giovani, alle famiglie e agli insegnanti, che attraverso percorsi psicoterapeutici per famiglie e adolescenti che agiscono e che subiscono queste situazioni complesse,
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L'adolescenza è una fase dello sviluppo di marcata complessità durante la quale i molteplici cambiamenti rompono l’equilibrio individuale e il contatto con la realtà percepita nel rapporto con se stessi, gli altri ed il mondo. Oggi nei contesti scolastici spesso si manifestano dei comportamenti messi in atto dal singolo o dal gruppo con il tentativo di prevaricare e dominare qualcuno. Tali comportamenti aggressivi sono caratterizzati da un tipo d’azione che mira deliberatamente a far male o a danneggiare; spesso sono persistenti, possono durare settimane, mesi o anni, e rendere incapaci di difendersi coloro che ne sono vittime. La relazione tra coetanei nel contesto scolastico risulta rilevante per lo sviluppo sociale, cognitivo e affettivo. I meccanismi psicologici alla base dei comportamenti prepotenti di tipo verbale o fisico sono molteplici e correlati soprattutto alla relazione tra pari ed all’ aggressività. Il prepotente, la vittima, gli osservatori, i supporter, i difensori sono gli attori principali del fenomeno in questione. Secondo i dati Istat le prepotenze più frequenti sono attuate attraverso offese verbali come quella di insultare, dire parolacce, deridere per l’aspetto fisico o per il modo di parlare, calunniare, escludere per diversa opinione, ecc. Inoltre le offese possono essere agite fisicamente e quindi manifestarsi in aggressioni con spintoni e percosse di vari tipo. Oggi un fenomeno in continua crescita è quello relativo all’ uso di applicazioni della rete Internet, ed in particolare dei social network, per effettuare comunicazioni offensive o moleste. E' possibile lavorare sui comportamenti aggressivi e conflittuali in adolescenza sia tramite interventi di sensibilizzazione rivolti ai giovani, alle famiglie e agli insegnanti, che attraverso percorsi psicoterapeutici per famiglie e adolescenti che agiscono e che subiscono queste situazioni complesse,
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Le dipendenze comportamentali
Fino a qualche tempo fa la parola dipendenza era riferita ad una condizione di incapacità di fare a meno di una persona oppure al bisogno incoercibile di un farmaco o di una sostanza.
Oggi quando si parla di dipendenze comportamentali ci si riferisce ad una classe più ampia di comportamenti, sia osservabili che esperibili dal soggetto, relativi ad uno stato di abitudine mutatosi in necessità con percezione di perdita di controllo dell’azione individuale.
Diverse fonti scientifiche concordano nel ritenere che si può dipendere patologicamente da sostanze stupefacenti, da alcool, da tabacco, da caffè, da cibo, da sesso, da lavoro, dal gioco, dallo shopping, dalla televisione, da internet e dai videogames.
Un comportamento di dipendenza può svilupparsi durante tutto il ciclo evolutivo della vita di un individuo e quindi presentarsi in età adulta, durante l’adolescenza e la preadolescenza o durante l’infanzia.
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Fino a qualche tempo fa la parola dipendenza era riferita ad una condizione di incapacità di fare a meno di una persona oppure al bisogno incoercibile di un farmaco o di una sostanza.
Oggi quando si parla di dipendenze comportamentali ci si riferisce ad una classe più ampia di comportamenti, sia osservabili che esperibili dal soggetto, relativi ad uno stato di abitudine mutatosi in necessità con percezione di perdita di controllo dell’azione individuale.
Diverse fonti scientifiche concordano nel ritenere che si può dipendere patologicamente da sostanze stupefacenti, da alcool, da tabacco, da caffè, da cibo, da sesso, da lavoro, dal gioco, dallo shopping, dalla televisione, da internet e dai videogames.
Un comportamento di dipendenza può svilupparsi durante tutto il ciclo evolutivo della vita di un individuo e quindi presentarsi in età adulta, durante l’adolescenza e la preadolescenza o durante l’infanzia.
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Abuso di tabacco e effetti psicologici
Durante il consumo di tabacco, la nicotina, un composto organico alcaloide mediamente tossico, viene assorbita dall'organismo e viene metabolizzata dai polmoni (80%), dal fegato e dai reni. Il gradevole effetto tipico della nicotina si manifesta in 10-15 secondi dalla sua assunzione e la sua emivita, cioè la permanenza del sangue di tale sostanza, dura circa 60 minuti. Provocando sensazioni piacevoli dovuti alla stimolazione di varie zone del cervello ed influenzando attivamente alcuni importanti neurotrasmettitori (dopamina, acetilcolina e glutammato), la nicotina può provocare assuefazione e dipendenza. In base a modo e quantità di assunzione del tabacco, è stato rilevato un alto livello di rischi per la salute relativamente allo sviluppo di problemi fisici e psichici.
A parte le problematiche fisiche derivate dal tabagismo, i disturbi psicologici che possono derivare dall'abuso di tabacco, secondo il DSM 5 (APA, 2014) sono: i disturbi da uso di tabacco, l'astinenza da tabacco, altri disturbi indotti da tabacco e il disturbo correlato al tabacco senza specificazione.
Nei casi in cui la persona decida di lavorare sul suo problema l'intervento psicologico strategico attraverso specifiche tecniche può essere di grande aiuto e portare ad effetti positivi, risolutivi e duraturi.
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Durante il consumo di tabacco, la nicotina, un composto organico alcaloide mediamente tossico, viene assorbita dall'organismo e viene metabolizzata dai polmoni (80%), dal fegato e dai reni. Il gradevole effetto tipico della nicotina si manifesta in 10-15 secondi dalla sua assunzione e la sua emivita, cioè la permanenza del sangue di tale sostanza, dura circa 60 minuti. Provocando sensazioni piacevoli dovuti alla stimolazione di varie zone del cervello ed influenzando attivamente alcuni importanti neurotrasmettitori (dopamina, acetilcolina e glutammato), la nicotina può provocare assuefazione e dipendenza. In base a modo e quantità di assunzione del tabacco, è stato rilevato un alto livello di rischi per la salute relativamente allo sviluppo di problemi fisici e psichici.
A parte le problematiche fisiche derivate dal tabagismo, i disturbi psicologici che possono derivare dall'abuso di tabacco, secondo il DSM 5 (APA, 2014) sono: i disturbi da uso di tabacco, l'astinenza da tabacco, altri disturbi indotti da tabacco e il disturbo correlato al tabacco senza specificazione.
Nei casi in cui la persona decida di lavorare sul suo problema l'intervento psicologico strategico attraverso specifiche tecniche può essere di grande aiuto e portare ad effetti positivi, risolutivi e duraturi.
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Disturbi psicologici e abuso di alcol
Numerose ricerche riguardanti uso di alcol etilico descrivono gli effetti di "dipendenza psico-fisica" provocati dall' assunzione continua di questa sostanza. Secondo l'OMS la “dipendenza psichica” è quella situazione nella quale una specifica sostanza produce una sensazione di benessere e una tendenza incontrollabile a consumarla in maniera continua, al fine di ottenere un piacere o di impedire sensazioni spiacevoli. Per “dipendenza fisica” si intende un abitudine o assuefazione ad una sostanza, con la comparsa della cosiddetta "sindrome di astinenza", e cioè di forti disturbi fisici e psichici, nel momento in cui l’auto-somministrazione viene interrotta.
I disturbi indotti da sostanze (alcol, tabacco, caffeina, cannabis, allucinogeni, inalanti, oppiacei, sedativi, ipnotici e ansiolitici, stimolanti) comprendono intossicazione, astinenza e altri disturbi mentali collegati.
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (2014) i descrive i seguenti tipi di disturbi da abuso di alcol: Disturbo da uso di alcol, Intossicazione da alcol, Astinenza da alcol, Altri disturbi indotti da alcol e Disturbo correlato all'alcol senza specificazione.
I problemi di abuso di alcol oggi riguardano sia adulti che adolescenti. Prevenire tali disturbi è fondamentale e il sostegno psicologico e psicoterapeutico possono migliorare qualità della vita, studio, lavoro e rapporti interpersonali.
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Numerose ricerche riguardanti uso di alcol etilico descrivono gli effetti di "dipendenza psico-fisica" provocati dall' assunzione continua di questa sostanza. Secondo l'OMS la “dipendenza psichica” è quella situazione nella quale una specifica sostanza produce una sensazione di benessere e una tendenza incontrollabile a consumarla in maniera continua, al fine di ottenere un piacere o di impedire sensazioni spiacevoli. Per “dipendenza fisica” si intende un abitudine o assuefazione ad una sostanza, con la comparsa della cosiddetta "sindrome di astinenza", e cioè di forti disturbi fisici e psichici, nel momento in cui l’auto-somministrazione viene interrotta.
I disturbi indotti da sostanze (alcol, tabacco, caffeina, cannabis, allucinogeni, inalanti, oppiacei, sedativi, ipnotici e ansiolitici, stimolanti) comprendono intossicazione, astinenza e altri disturbi mentali collegati.
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (2014) i descrive i seguenti tipi di disturbi da abuso di alcol: Disturbo da uso di alcol, Intossicazione da alcol, Astinenza da alcol, Altri disturbi indotti da alcol e Disturbo correlato all'alcol senza specificazione.
I problemi di abuso di alcol oggi riguardano sia adulti che adolescenti. Prevenire tali disturbi è fondamentale e il sostegno psicologico e psicoterapeutico possono migliorare qualità della vita, studio, lavoro e rapporti interpersonali.
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